Dovete sapere che una volta ho incontrato uno sceneggiatore di Nathan Never che mi disse che tra lo scegliere di fare fumetti e andare a coltivare una piantagione di banane in Bolivia...è molto meglio la seconda! Questo per dire che questo mestiere (come tutti quelli creativi, credo) si sceglie solo se si sente quell'insopprimibile spinta interiore che, nonostante le porte in faccia, ti fa andare avanti, deprimendoti per poco magari, ma poi facendoti rialzare, proprio come un pugile che per quanto gliele suonano non si arrende ("Non mi fai male! Non mi fai male!", Rocky). E ringrazio Diego per il felice paragone inventato da lui.
Ieri scopro che un mio blogmate (Claudio...link sul titolo) è stato oggetto di una discussione piuttosto accesa con uno sceneggiatore di una casa editrice per cui ha lavorato. Accidenti...se se ne sono dette! Il tutto partendo da un'affermazione piuttosto incisiva di Claudio stesso, sul fatto che ha avuto la fortuna di andare a lavorare in Francia...dove il rispetto con cui ti trattano è solo paragonabile a quanto ti pagano, e non potendosi ovviamente non lamentare delle condizioni da fame con cui molti editori italiani (esclusi i soliti noti Bonelli e Disney) ti fanno lavorare. Tra cui anche quello in oggetto nella discussione. Non entro nel merito perchè sono andati sul personale...ma tiro qualche conclusione. Spero solo che questo post lo legga chi, magari, di fumetti capisce ben poco.
Il mondo del fumetto è un mondo bastardo. Ti sacrifichi una vita per cercare di guadagnare abbastanza per poter dire alla tua fidanzata (e magari futura moglie!) che quest'estate si parte, che ci possiamo permettere la macchina nuova, che per il mutuo non c'è problema, ma non ti puoi mai sentire sicuro di dove sei arrivato perchèoggi si lavora. Domani inspiegabilmente no. Claudio si sta facendo il mazzo quadrato da quando lo conosco (4 anni ormai); le ha provate tutte. Una serie di delusioni, ma soprattutto la sufficienza di molti editori che prima lo invitavano a farsi avanti, per poi non dire un "no, non mi interessa, mi dispiace". Solo il silenzio. Ma lui ha le spalle larghe...perchè ci crede dannatamente in questo mestiere. Ci crede come un pugile che si fa spaccare tutte le ossa della faccia ma non si arrende. E guarda che gli va a capitare. Solo perchè nel suo blog esprime la sua personale opinione su una situazione di mercato abbastanza oggettiva....
Dovete sapere che di recente ho sentito di nuovo quello sceneggiatore. Era stupito che non avessi ascoltato i suoi consigli e che non avessi aperto la piantagione di banane. E io gli ho detto che anche grazie a lui adesso sto facendo, più o meno, lo sceneggiatore. Come dire...tuttto quello che non ti uccide ti rende più forte. E io mi sento ora, nonostante le tranvate subite negli anni, molto più determinato di quando non ho cominciato. E anche Claudio. E se qualcuno mi chiedesse..."Ma non sei dispiaciuto per quello che è successo?!" risponderei con la frase votata dall' AFI come la migliore nella storia dei primi cento anni di cinema...."FRANKLY, MY DEAR, I DON'T GIVE A DAMN!" Che possiamo tradurre (non ricordando la battuta precisa dal film): "Francamente cara...me ne infischio!". Buonanotte.
8 set 2005
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4 commenti:
grande, Matta! vale
Io la tradurrei più che altro con...
"Francamente, caro... ...me ne fotto!" Più colorito ma rende meglio l'idea.
Comunque io come tu ben sai alla serie infinita di situazioni tipo le vostre in cui mi son trovato quando ero giovane illuso e pensavo solo a questo (far fumetti) ho dato un calcio nel culo. E non ci credo più molto da tempo.
Disegno ancora abbastanza ma la vita m'ha portato a rivalutare cose che erano importantissime una vita fa.
Fabio
Veramente non era una piantagione di banane, ma una coltivazione molto più redditizia... comunque quello sceneggiatore, in fondo in fondo, è contento della tua scelta! O meglio, è contento che tu sia contento!
Salutoni da
Quello Sceneggiatore
grazie a Quello Sceneggiatore per le belle parole. Un giorno forse ci rincontreremo in qualche fiera...o in qualche piantagione ;-)). alla prossima!
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