29 mag 2007

Forse mi prendo un semestre sabbatico...

Intanto ho deciso che starò a Palermo tutta l'estate.
A ritrovare alcuni pezzi di me stesso che ora, alla luce di alcuni cambiamenti della mia vita, mi mancano come non mi erano mai mancati in questi due anni romani.

Prima però ho alcune cose da portare a termine.
Progetti su cui lavorare per dargli l'ultima spintarella, provini vari e soggetti che aspettano solo di essere riscritti per dargli una forma degna di tal nome.

Tra le tante: una cosina per la Francia che langue da un pezzo e che forse, speriamo, ha trovato il suo Signore di Pennello in quest'uomo buono che io ammiro tanto.

Poi un'altra cosina, di cui vedete una favolosa immagine qui a fianco, con la complicità del Gugliotta nazionale. Dopo l'esperienza di Jek Vans avevamo voglia di fare qualcosa insieme che avesse un pò più di respiro. Un editore ci sembra interessato. Devo sbattermi ancora un pò sulla trama, che non mi convince, ma siamo quasi in dirittura d'arrivo. Se JV è stata una delle cose che ho scitto di cui sono più fiero...questa dovrà essere una spanna sopra!

Poi c'è la tavola per Mono 3, che se va bene faccio per un autore bonelliano ai massimi livelli. Non lo nomino perchè ci dobbiamo ancora mettere d'accordo, ma mi sa che ci siamo.
E in ultimo, ma non ultimo, un paio di soggetti per Martin Mystère che forse mi prenderanno il resto dell'estate, ma che farò con calma, per averli pronti a settembre. Non vedo l'ora di portarmi in spiaggia i numeri da rileggere e scribacchiare appunti sotto il sole.

Comunque, soggetti a parte, il tutto dovrebbe starci in un mese-meseemezzo di lavoro. Poi potrebbero arrivare delle commissioni.
E ovviamente le farò. Ma credo che per il resto, dopo avere messo un punto a questi impegni, mi prenderò un periodo sabbatico.
C'è un trasloco in vista, un ennesimo cambio di vita, una serie di cose da prendere in mano, tra cui la mia vita. E per ora sembra che le mie strade personali e professionali non vogliano coincidere. Devo prendere entrambe per le corna, ma una alla volta mi sa.

Sembra paradossale, ma per ora è un periodo un pò così. Vorrei ritrovare quel sano e vigoroso entusiasmo detatto dalle scadenze, dalla responsabilità di un progetto nelle tue mani, dalla necessità di scrivere una sceneggiatura che contenga tutto quello che vorresti dire. Un entusiamo che per ora, purtroppo, latita. Per questo e per altri motivi, forse, si necessita quel semestre sabbatico di cui sopra.

Forse anche dal blog. Non so.
Forse tornerò a parlare più di libri e di cinema, che di fumetti.
Forse.

28 mag 2007

Mettete un giorno un matrimonio in quel di Londra....


...e vi potreste ritrovare invitati (o imboscati) alla cerimonia di un tipetto barbuto che risponde al nome di Alan Moore.
Eh già, il mago di Northampton si è sposato con Melinda Gebbie. Ci sono alcune foto del lieto evento sul blog di neil Gaiman, che era uno degli invitati.
Il pazzo Moore ha fatto tutto stile ottocentesco: dagli abiti (come si vede nella foto), alle carrozze, alla funzione.
E qualche amico di Gaiman ha scattato questa.
Che meraviglia. Se la fisso anche per pochi secondi mi commuovo.

23 mag 2007

"Atè logo, rapaz!": lunga vita a Mister No

Purtroppo siamo sempre qui a parlare di chiusure.
Ma, per fortuna, stavolta anche di riedizioni.

Nel dicembre scorso la testata di Mister No ha chiuso con il 379: numero conclusivo dell'ultima lunga grande saga del personaggio, durata ben 16 numeri e scritta per intero da Guido Nolitta/Sergio Bonelli, il quale non scriveva le avventure del suo pilota da non so più quanti anni (e forse alla fine questa cosa ha avuto il suo peso ;-). Vi confesso che non ho avuto neanche il coraggio di comprare e leggere l'ultimo numero. Mister No ha la mia età. Vederlo chiudere è stato come se un pezzo della mia vita da fumettaro se ne fosse andata a cachì.
La chiusura di personaggi come Gregory Hunter, Nick Raider, Jonathan Steele, etc, poteva avere un senso: testate giovani, che non hanno avuto il tempo di entrare nel cuore dei lettori. Ma Mister No. Cazzo, Mister No. Uno dei personaggi popolari più innovativi del fumetto italiano. Sulla breccia dal 1975. Eppure, forse, troppo figlio del suo tempo. Che poteva contare, come sempre in Bonelli, su uno zoccolo duro di lettori, anche se orami non sufficienti a tenerlo in edicola. Un personaggio che gli autori successivi a Nolitta, forse, non sono riusciti ad "adattare" al mondo che cambiava intorno a lui: come è successo, invece, a Martin Mystère, ma come hanno giustamente sottolineato i tipi di UBCfumetti nel più bel coccodrillo per una testata a fumetti che abbia mai letto.

Ma se allora non ne ho parlato è per un motivo ben preciso.
Aspettavo che uscisse in edicola l'annunciata riedizione della serie per i tipi delle Edizioni If. Riedizione fatta sulla falsa riga di quella di Nick Raider, realizzata a sua volta copiando il format inaugurato da PaniniComics per Ken Parker Collection: due avventure a numero, rubriche fisse, articoli di approfondimento (a firma di Davide Castellazzi) e copertine originali all'interno. Un formato che, vivaddio, in edicola regge e ci (si, mi ci metto pure io) sta dando la possibilità di (ri)leggere saghe indimenticabili del fumetto italiano come quelle di Lungo Fucile, della Compagnia della Forca e, non ultima, quella di Mister No.

Ristampa che è solo l'ultimo tassello di questo maledetto e schizofrenico mercato italiano, che sta vivendo un momento felicissimo nella riproposta al grande pubblico di autori come Pratt, Pazienza, Magnus, e Crepax, ma che trova sempre più difficoltà nel creare nuove proposte. E quando le crea sono, tranne in rari casi, piccoli benefit ad appannaggio di autori già affermati.
Perchè purtroppo, per rieducare una generazione di lettori, servono sia le ristampe dei grandi classici, che le nuove produzioni. Ma non quei bei volumi da libreria che vendono, bene che vada, qualche migliaio di copie. E che diventano quindi l'affermazione del lavoro di UN solo autore...o di uno sparuto team. No. Servono le produzioni seriali. O semi-seriali, almeno. Produzioni che facciano crescere nuovi lettori, ma anche nuovi professionisti. E quindi applaudite al coraggio di editori come Salvatore Taormina, alla tenacia della Star Comics, alla caparbia dell'Eura, alla professionalità illuminata della Red Whale. E non snobbatele perchè non vi approvano i vostri progetti di serie autoriale.
Il mercato italiano ha bisogno di meno divi e più professionisti: autori che non si fanno vedere alle fiere e agli incontri ma che portano avanti un discorso qualitativo e professionale quasi invisibile agli operatori, ma ben visibile (si spera) ai lettori. Nomi? Francesco Artibani. Bruno Enna. Giovanni Di Gregorio (metto anche lui, anche se ogni tanto si fa vedere). E questo per parlare degli sceneggiatori. Stesso discorso vale per i disegnatori.

In questo inizio di anno, molto difficile professionalmente, questa cosa l'ho capita. E mi sto dando da fare per diventare un professionista prima che un autore. Uno sceneggiatore che oggi scrive questo, domani quell'altro. Con la stessa professionalità e dignità. Con lo scopo non di autocelebrarsi, ma di mettersi al servizio del mezzo. Da questo la mia timida collaborazione a Martin Mystère, le prove per la Red Whale, e qualcos'altro che spero arriverà nel corso dell'anno. Certo, nel cassetto anche qualche progetto, retaggio di anni precedenti. E la volete sapere una cosa? Me la passavo meglio quando vendevo a destra e a manca i miei progetti. Perchè questa è la strada più difficile e meno ovvia. Ma è quella che vorrei percorrere. Quella che forse mi farà vivere della professione che mi sono scelto.

Tutto questo per dirvi che: IO COMPRERO' MISTER NO Riedizione.
E l'aspetterò in edicola con la stessa trepidazione con cui aspetto Martin Mystère e Dago Ristampa (altro personaggio su cui ci sarebbe parecchio da riflettere). Perchè oltre che essere una lettura piacevole e divertente a 31 anni di distanza (molto più di certe ultime novità che mi stancano ancora prima di finire di leggerle), è un pezzo di storia del fumetto italiano che bisogna conoscere. E la Bonelli, da par suo, continuerà a presentarci avventure inedite del personaggio in vari speciali a cadenza semestrale. Quindi, lunga vita a Mister No.

22 mag 2007

Facezie, amenità e divertissement (1)

Dopo l'amaro schiaffo in faccia della chiusura di Prezzemolo, volevo provocare le italiche folle con un'altra amara riflessione, riguardante stavolta i miei gusti personali, parlando della storica chiusura della serie di Mister No. Ma è da due giorni che la vis polemica si è un pò inaridita. In attesa di una sua ripresa, oggi ci dilettiamo con l'inaugurazione di una nuova rubrica: quella del titolo.

Per questo numero segnaliamo:

- Il blog ufficiale di Lino Banfi: per chi come me è cresciuto a pane e disgrazieto maledetto, un imperdibile punto di riferimento, con il nostro beneamato Lino nazionale sospeso tra la serietà di Nonno Libero e l'ironia di Oronzo Canà. Un must del trash sul web.

- Il sito delle Tigri di Carta: un esperimento di serial-movie scritto da un collega, che siccome non si firma non nominerò. Una cosa fighissima, di cui non vedo l'ora di vedere il seguito, realizzata con grande spiegamento di mezzi. 30/05: ultim'ora: le illustrazioni di Daniel Zezely e il sito completo con cast, storia e modalità di partecipazione!

- Il blog che tutti aspettavano: Papaltrove. Sospesi tra ironia dissacrante e lucida intelligenza, un gruppo di ferventi anticlericali dice la sua sull'unico stato che si professa laico, ma che non può fare a meno di consentire le ingerenze del Vaticano in tutti gli aspetti della sua vita politica e sociale: l'Italia.

- Sempre sull'onda della serietà, il blog di Gery Palazzotto: giornalista e scrittore palermitano, ironico fustigatore della sicilianità e lucido osservatore della realtà che ci circonda. Lo conosco, l'ho sentito parlare, e sono sicuro che quello che scrive verrà condiviso da molti.

16 mag 2007

Prezzemolo e la petizione salva-Prezzemolo

Ne hanno già parlato alcuni blog e io aspettavo un momento di calma per parlarne.
Prezzemolo, storico giornalino per bambini legato al parco di Gardaland, in edicola da 10 anni, anche se snobbato completamente dalla "critica" e dai lettori, chiude i battenti. E non perchè non vende. Semplicemnete perchè la nuova proprietà del parco ha deciso che come strumento di diffusione dell'immagine del parco è superfluo. Anche se ogni mese da marzo a ottobre (si, non esce tutti i mesi, ma solo quelli di apertura del parco) arriva in edicola con 35.000 copie, è in attivo, ci lavorano almeno 30 autori, ed è l'unico giornalino che compete (nel suo piccolo) nello stesso mercato di Topolino. E su questo Goria, che su Afnews si lamenta sempre che in Italia non ci sono più fumetti per bambini, avrà di che incazzarsi.

Io su Prezzemolo ho cominciato la mia carriera di professionista. Quella che vedete è la copertina del primo numero con una mia storia (settembre 2002). E' stata un'esperienza interessante, e pagata!
Lo sottolineo perchè non si creda che questo sia un fumetto della nostra solita italietta che si fa bella con il lavoro non pagato delle persone. I compensi di questo giornalino erano più che dignitosi. Molto più di tante case editrici che sbandierano che pagano "bene" gli autori. Adesso, con un colpo di spugna, arrivederci e grazie! Magari qualche coraggiosa casa editrice vuole acquisire i diritti in forma di licensing e continuare la pubblicazione? Dove i coraggiosi editori che vogliono cambiare il mercato del fumetto quando se ne ha davvero bisogno?
Leggete l'amaro e lucido commento di Michele Medda QUI, e firmate la petizione per salvare il giornalino QUI. Poi tornate qui e lasciate un commento. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi, che nella maggior parte dei casi siete attenti lettori o colleghi autori.

11 mag 2007

Non c'è due senza tre. Purtroppo...

"Il nemico più grande si nasconde dentro di te."
Si, nella voglia spasmodica di sbancare i botteghini, anche non avendo una storia degna di essere raccontata.
La maledizione del terzo capitolo, purtroppo, colpisce anche Spiderman. Come ho detto più volte ai miei amici, in questo gorgo si salva solo, una spanna sopra tutti, Indiana Jones. E di molto più sotto, salvato solo dall'epicità drammatica della trama, StarWars Episodio III.
Non starò qui a fare spoiler su SM3, ma se vi sono piaciuti il primo e il secondo, il terzo non vi potrà MAI piacere.
Emo nel suo blog l'ha calpestato abbastanza, e io non voglio infierire oltre.
Solo una nota a margine: come tutti i film bruttini, aveva picchi di dignità e picchi di indegnità. I primi sono gli unici due momenti davvero esilaranti della storia: le pillole per la pressione di JJ Jameson, e la scena al ristorante francese con Bruce Campbell nei panni del maitre.
I secondi sono le scene di salvataggio troooooppo alla post 11 settembre con poliziotti, pompieri, vigili, guardaspiaggia, e chi più ne ha ne metta, tutti sorridenti ed emozionati all'arrivo di Spidey, e poi il passaggio dell'eroe davanti la bandiera Usa (bleaaghh). Tralascio ovviamente tutte le (troppe) scene melensi. Sarà anche che sono cresciuto a pane, fumetti e marmellata, ma io ho sempre odiato le soap-opera. E questo non era un film di supereroi con delle trame soap: era una soap mascherata da film di supereroi!
Lo so. Bisogna andare a vederlo, per difendere il nostro orgoglio nerd. Ma sappiate che poi ve ne pentirete.

9 mag 2007

Quello che i fumettari non dicono.

Meditate, gente. Meditate. E assecondando la giusta posizione che GiPi ha espresso nel suo blog, propongo più fatti e meno parole. Quindi, andiamo a lavurà, che è meglio. Sic est.

8 mag 2007

Brancaccio e Il Giocatore

Per tornare ad un altra annosa questione che un pò di tempo fa imperversava per i blog ("Che cosa è un graphic novel?") in questo post vi parlo di due libri a fumetti, entrambi realizzati da autori siciliani doc. E solo per questo varrebbe la pena comprarli, no?! ;-)

Il primo è quello di cui qui sotto potete l'invito alla presentazione. Se siete a Palermo non potete farvi sfuggire l'occasione. Il libro si chiama Il Giocatore, ed è il primo esperimento di graphic novel della casa editrice Frassinelli: un'opera firmata dalla regista Roberta Torre (Tano da morire, Sud Side Stori, etc) e dal poliedrico Gianni Allegra (vignettista de la Repubblica Palermo, oltre che di Linus, Cuore, Comix e Smemoranda, solo per citare alcune collaborazione eccellenti), recentemente presentata in anteprima a NapoliComicon. Nel blog di Sergio trovate anche un commento al riguardo ed una rapida galleria fotografica.


Per chi non lo conoscesse, riassumere in due parole la carriera di Gianni è impresa quasi impossibile. Illustratore, vignettista, pittore, ideatore di cartoni animati, fumettista: un talento eclettico, votato alla nona arte, di cui potrete saperne di più passando da qui.
Le strade professionali ci hanno fatto incrociare almeno un paio di volte, ma in nessuno dei due casi si è concretizzato nulla. Se non un fantastico rapporto umano, un pò mentore-allievo se vogliamo, sempre carico di stimoli reciproci, voglia di continuare a fare, e migliorarsi in ogni opera e idea.

Sul secondo libro che dire. Ne hanno parlato tutti in lungo e in largo. Ma voglio dirlo anche io. Perchè i due autori sono più che colleghi...sono amici!

Brancaccio, Storie di Mafia Quotidiana (Di Gregorio/Stassi, Beccogiallo, 2006) ha vinto il premio Attilio Micheluzzi 2007 come "migliore sceneggiatura per un romanzo grafico". Ritira il premio Claudio Stassi. Applauso, please ;-)

Io ero presente, come tutto il resto della banda siciliana, alla premiazione. Commozione. Emozione. Non per il premio in se, ma per quello che per noi tutti significa. Abbiamo condiviso sogni e speranze, frustrazioni e delusioni. Il successo di uno di noi è un successo per tutti.
Ero commosso allora, e lo sono anche adesso che scrivo queste righe. Altre istantanee della premiazione le trovate qui.

6 mag 2007

Napoli polemicon!

Nonostante se ne sia (s)parlato abbastanza nei blog dico anche io la mia, come sempre in ritardo, sul Comicon di quest'anno. Un paio di post fa dicevo: "riviste (parola pericolosa di questi tempi in Italia ma, a quanto pare, a noi fumettari amiamo il rischio)".
A quanto pare ci avevo visto giusto. Le due novità collettive più attese e al centro dell'attenzione sono state le riviste Mono n. 2 e Motel n. 1. Pioggia di critiche sull'una e sull'altra, manco fossero state le nuove testate di punta, che so, della Bonelli e dell'Eura!

Dico la mia perchè sono (stato, nel caso di Mono) coinvolto in entrambe. Da molti è stato messo in discussione proprio il concetto di rivista (su tutti: Ottokin), ma in alcuni casi si andava oltre e si usava la rivista per criticare l'operato delle persone che ci stanno dietro. E questo fa parte di quella "guerra dei poveri" che Giorgio Messina sottolineava in un suo lucido intervento nel blog di Ottokin. E chi mi conosce, sa bene che peso specifico abbia per me questa affermazione: ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare. La paupuerorum bellum è un modus vivendi dell'Italia tutta....figuriamoci se dobbiamo sorprendercene nel mondo del fumetto. Il concetto alla base della PB è che meno soldi e prospettive ci sono in ballo, più si sta lì ad accapigliarsi. Ma torniamo a noi (che poi mi accusano di diventare prolisso e polemico come Rrobe ;-)

Se Motel addirittura è stata paragonata ad una fanzine ben fatta (anzi, neanche quello!), di Mono, pur constatandone la buona fattura (sempre basandosi sul concetto di "rivista") se ne contesta addirittura lo scopo, e la speculazione economica che secondo alcuni ci starebbe dietro. Molto saggiamente, nel blog di Mono di cui sopra, editore e curatori spiegano, conti alla mano, le loro scelte editoriali, che io condivido, conoscendone fin dall'inizio i retroscena. E se in parte accetto le osservazioni fatte da Roberto, dico anche che il "controllo sui materiali" non dovrebbe neanche esserci da parte dei curatori, perchè tutti gli autori sono invitati, e non precettati, a partecipare. E nella mia etica professionale se non mi sento, non mi va o non mi viene in mente niente da raccontare, proprio perchè è gratis e lo devo fare per piacere e non per dovere, non accetto l'invito. Se lo accetto è anche per sfidarmi sul poter raccontare qualcosa che abbia un senso in una sola tavola. Poi posso scoprire che ho perso la sfida (e avere fatto una tavola "furba"), ma il concetto di accettare o meno la collaborazione e sforzarsi quindi di garantire un prodotto che prima di tutto soddisfi l'autore, e quindi l'editore, non dovrebbe essere messo in discussione.

Per quanto riguarda Motel la butto per un attimo sul personale. La mia storiella "Giustizia Cieca", apparsa su Motel 1, è stata definita da Ausonia addirittura "triste". Vabbè..non mi scompongo. Anche Jek Vans è piaciuto molto ad alcuni, e per altri era solo una piacevole storiella magari raccontata neanche troppo bene. De gustibus, ragazzi. E' anche vero poi che l'etica professionale alla base del lavoro mio e di Ausonia è profondamente diversa: facciamo fumetto in modo diverso, con scopi diversi e per pubblici diversi. Se sui gusti non di disputa, quello che un pò mi ha dato fastidio è stato l'attaccare il principio e la volontà che entrambi i curatori e gli editori hanno messo, nel bene e nel male, nella realizzazione di entrambe le riviste. Ognuno con i suoi mezzi e, diciamocelo pure senza malignità, con i suoi limiti.

Tra il fare benino e il non fare, in questo paese sembra che sia sempre meglio non fare. Perchè se provi a fare qualcosa, con i tuoi mezzi e con tutta l'onestà intellettuale di provarci, tutti a starti addosso perchè non sei stato il supermegaultrafico che tutti si aspettavano che fossi. Ovviamente fatto salvo il discorso che si provino a vendere fischi per fiaschi (credo la delusione alla base della critica di Ottokin): o per ingenuità intellettuale (ogni scarrafone è bello a mamma sò) o per furbizia. Doveroso rimanere delusi in entrambi i casi, di più nel secondo. E io credo che per Motel rientriamo nel primo caso.

Adesso non starò lì a tirar morale sull'una e l'altra questione. Ho detto la mia su quello che, secondo me, è il problema "intelletuale" alla base di entrambe le critiche. Per come sono fatto io, se a me non piace l'operato di qualcuno, lo critico. E finchè siamo in un paese libero possiamo farlo. Posso anche, sempre per carattere, essere portato a vedere il lato positivo delle cose (e avere fatto per breve tempo l'imprenditore mi ha insegnato che se non fai così, alla prima difficoltà ti viene di mollare tutto, e amen), e quindi addolcire le critiche.

Se poi non mi piace la persona, come si comporta, come lavora, non sto neanche lì a sparare a zero su quello che "produce". Se quello che fa è la proiezione di come è, preferisco non averci a che fare. Quello del fumetto è un piccolo orticello. Per la mia sanità mentale, amo essere "amico" di pochi colleghi, e "collega" di molti amici. Per esempio, pur nutrendo immensa stima personale e professionale nei confronti di Diego, non potrei mai affermare di essere suo amico. E anche lui la pensa così. Non abbiamo fatto il militare insieme, non abbiamo avuto la stessa comitiva, non mi ha mai chiesto aiuto nel momento del bisogno. Ma so che è un collega su cui posso contare, se avrò bisogno di un consiglio, o di qualunque altra cosa che riguardi il nostro legame professionale (almeno lo spero, vero Diè ;-)

Sulla più enorme questione del concetto di rivista, posso dirvi come la penso io. Cosa sono le riviste a fumetti? Una cosa che non esiste più. E come tale, è rimasta idealizzata nelle mente di tutti quelli che l'hanno vissuta. Faccio l'esempio di Arthur King di Bartoli e Domestici. Ma per spingermi oltre, è come se ipotizzassimo che Dylan Dog ha chiuso al 100, e qualche anno dopo qualche altro editore tentasse coraggiosamente di riprenderne la pubblicazione.
Tutti a stare lì a dire che come quei 100 numeri non c'è ne sono, etc. Ecco, è lo stesso parlare "a memoria".
Gli editori, ma soprattutto il pubblico e gli autori che le facevano, fanno parte di un pezzo di fumetto italiano che non c'è più. Adesso, per leggere qualcosa che probabilmente in altri tempi sarebbe finito su una delle gloriose, dobbiamo andare a comprare un volume Coconino, Bd, o altro.
Adesso ci dobbiamo accontentare, con i numeri che il pubblico e il mercato dei lettori permettono, di piccoli e coraggiosi tentativi, non sempre riusciti ma almeno migliorabili, come possono essere Mono e Motel. E io mi sento orgoglioso di avere partecipato ad entrambi questi piccoli laboratori di creatività. Con storie e racconti che, ovviamente, possono essere piaciuti o meno.

PS: se siete arrivati a leggere tutto fin qua, senza saltare nulla, siete dei coraggiosi. Alla prossima fiera vi offro una birra. Nel prossimo post vi parlo delle emozioni del Comicon.

4 mag 2007

Il mio nome è Doe. John Doe. (2)



Un omaggio a JD con i miei soliti desktop fatti in casa che riprendono anche i titoli dei film di 007. Il mio personale ringraziamento ad uno dei creatori del personaggio, Lorenzo Bartoli, di cui sono stato ospite l'altro giorno ad una lezione del suo corso di sceneggiatura. Una persona che conoscevo solo per le poche occasioni in cui c'eravamo parlati "ufficialmente", ma con il quale non avevo mai avuto occasione di scambiare due chiacchiere in libertà. Lo ringrazio pubblicamente per l'invito perchè i suoi studenti sono incredibilmente attenti, oltre che simpatici, ed è stata un'esperienza davvero "sfiziosa"! Ovviamente ringrazio Enciclopedia JD, da dove ho "fregato" l'immagine di Alessio Fortunato. Come sempre due versioni: Mac e Pc. Buon download!

In quel di Lanciano c'ero anche io!

Ok, cominciamo dal remoto passato, visto che sono passati quasi 15 giorni, con il reportage di Lanciano Fumetto!
Partenza domenica 22 aprile in clamoroso ritardo alle ore 12:00 (prevista era 10:30-11:00) con sveglione fantozziano del sottoscritto completamente vanificato.
Brigata automunita formata dal sottoscritto, che sfoggia orgogliosamente la maglietta dell'Omino Bufo di Castelli, Pontrelli, Keison e Torti Jr.
Attraversamento perpendicolare dell'Italia quasi alla velocità della luce (180 o giù di lì). Era emozionante vedere gli animaletti volanti che si spalmavano sul parabrezza a velocità fotonica.
Quindi arrivo e sistemazione in lussuosissimo alberghetto fuori Lanciano, con insperati benefit riservati solo ai grandi vips (frigorifero da svuotare e altre cose che non si possono dire...almeno senza provocare le ire delle rispettive fidanzate).

Da infiltrato ho assistito alla book review fatta in una grande sala riunioni da Sergio Toppi, Angelo Stano, Andrea Di Vito, Pongio, Keison & Torti (che sagome: una strana coppia tipo Ale & Franz prestata al fumetto). Io ero il sostituto della fidanzata di Pongio (nessuna ilarità, please ;-) e quindi, mentendo sulla mia appartenenza alla scuderia Eura (perdonami Lorenzo...), mi infiltravo discretamente nelle sale gremite e inaccessibili di Lanciano Fumetto. La grande serenità e pacatezza di persone come Toppi, o la severa lucidità di uno Stano in gran forma (mai sentito Stano parlare così tanto...) erano prima che una lezione di disegno, una lezione di vita. E quando ti ritrovi fino alle tre di notte a vagare per una cittadina dormiente, ridendo delle più solenni minchiate ("Frankie! Frankie!") in compagnia di alcuni dei sopracitati, più Andrea Plazzi e Paolo Bacilieri, ti rendi conto che ogni tanto fa bene "fare il fumettaro tra i fumettisti" (Anonimo del basso Mattalianesimo, 1345 dC ca).

Chiaramente parlo delle persone con cui sono stato maggiormente, ma a Lanciano avevamo ospiti del calibro di Steve McNiven ("Stiv Miniven" qualcuno diceva), oltre vari autori di Zagor tra cui Chiarolla, Laurenti e Verni. Strana gente, gli autori di Zagor: tutti eterni Peter Pan che hanno realizzato il sogno di disegnare il personaggio della loro infanzia.
Ma sicuramente quello che è stato considerato il matto di turno era questo strano tipo qua, che tutto bardato alla Blade Runner con portatile, macchina fotografica, Ipod e altre diavolerie tutte attaccate addosso, si aggirava furtivo per i corridoi e nessuno riusciva a capire cosa stesse facendo esattamente. E l'ho sentito anche ribadirlo con tracotanza ad una povera hostess: "Ma lei sa cosa sto facendo?! No? E allora mi lasci fare!" Voi non l'avreste preso per pazzo? E poi dite che noi fumettari siamo gente strana. Mah!

Se osservate con attenzione la foto qui accanto troverete un esterefatto Keison che si chiede: "Aò, ma per chi m'ha preso?! Per malato? Daje ste porzioni ar gatto e portame il resto der trancio!" (trascrizione a cura del Matta). Ma la battuta da ricordare è stata quella del congedo dalla cena di Toppi:
Pongio: "Arrivederci maestro, grazie di tutto".
Toppi: "Se mi chiami ancora maestro non ti saluto".
E mentre Angelo Stano si alzava il bavero della giacca e scompariva tra le ombre di un vicolo, novello Dylan Dog, noi ci buttavano esausti nelle nostre brande, pronti per ritornare nella capitale. Segue reportage Napoli Comicon.

1 mag 2007

Jann Arden - Insensitive

Un pontelungo (25-1) davvero intenso e ricco di avvenimenti. Per allietare i visitatori di questo blog in attesa di succose novità e ponderate riflessioni, una dedica anche abbastanza romantica per la mia lady che mi ha fatto compagnia. Che poi non si dica che noi sceneggiatori non abbiamo un animo romantico ;-)