Con i tempi del mio blog quello di cui vi parlo è successo qualche settimana fa.
Se n'è andata una persona, dopo una lunga lotta contro un male inarrestabile, a cui io dovevo molto. No. Non era un fumettista, uno sceneggiatore o qualche altra forma di fumettaro. Era il direttore di un'agenzia di pubblicità. Della MIA agenzia di pubblicità. Di quella dove ho cominciato (nell'ormai lontano 1996) a fare gavetta, a imparare un mestiere a bottega come ormai non si fa più. Era una persona a cui dovevo molto. Non so se questo lui l'abbia mai saputo...ma da come lo difendevo in giro credo che un'idea se la sia fatta. Perchè? Cosa dicevano di lui? Niente di allarmante...era un tipo eccentrico, che rivestiva come un personaggio il suo ruolo di direttore (anche creativo, oltre che commerciale) di un'agenzia, con quei comportamenti che sembravano studiati a tavolino, e che a volte davano fastidio a qualche bacchettone benpensante, ma che in realtà erano propri del suo carattere.
Una persona che mi ha insegnato a lottare per le mie idee, a non accontentarsi delle banalità che fanno gli altri pur di seguire una scia di successo, di pensare con la mia testa, di vivere creativamente ogni giorno altrimenti la tua creatività si spegne...e tante, tante altre cose che, sembra paradossale, ho riportato prima nella mia professione di pubblicitario (finchè l'ho fatta...) e poi in quella di sceneggiatore.
Quando è successo io ero a Roma e mi sono perso le esequie. Mi hanno detto che c'era il mondo: tutti gli uomini della pubblicità palermitana, autorità, politici...amici e colleghi a non finire. Mancavo solo io. E questo mi è dispiaciuto...
Premetto che non amo i funerali. Questo rito cristiano di ultimo saluto non credo serva agli uomini rimasti vivi nel giusto modo. In linea di principio io preferisco ricordare la persona come l'ho conosciuta in vita...nei suoi momenti migliori e peggiori. E non in un cassa di legno six feet under. Ma questa è una mia visione del tutto personale che non mi aspetto venga condivisa da tutti.
Beh...questo è uno di quei commiati che ho sentito di avere perso. Un ultimo saluto che anche io volevo dare...tanto i ricordi di lui erano, e sono, così vividi nella mia mente che non sarebbero bastate lacrime e pianti di un centinaio di persone per farmeli appannare.
Non credo ci sia altro da aggiungere. Scusate solo se non dico il suo nome. Molti di voi non lo conoscono e mi sembra inutile fare nomi solo per farli.
Rest in Peace, The Ant.
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1 commento:
Caro Manlio, il tuo post, come puoi immaginare, mi ha toccato parecchio sul vivo. Il nostro amico comune, il nostro insegnante se ne è andato così come ha vissuto: in maniera forte, con coraggio e non cedendo mai, nemmeno nei momenti più duri. L'ho ammirato molto per il suo spirito. Gli sono stato accanto fino alla fine ed è stata davvero dura. Era un uomo come pochi. Sapeva mischiare forza, intelligenza, fubizia, sapere. Era un uomo capace di reinventarsi continuamente e che riusciva in quello che si prefiggeva.
Chi legge potrebbe pensare che in vita un uomo così debba essere stato un magnate. Non è così. Oltre a tutto quello che ho detto prima, era anche un sognatore. Forse non molti lo definirebbero così ma quelli come me e Manlio che l'hanno conosciuto bene, si. Volava sempre alto. A volte troppo. Voleva costruire qualcosa di grande e di diverso in un posto in cui nessuno se lo sarebbe aspettato facendosi largo coi gomiti. Per un lungo periodo c'era anche riuscito. Ovviamente non era un santo e a volte era veramente dura essergli amico, ma se potessi scegliere lo rivorrei tra noi così com'era, con tutti suoi pregi e i suoi difetti.
Scusa Manlio se in questa sede il mio saluto conclusivo lo indrizzo a lui.
Ciao compa'.
Salvo
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