18 mag 2006

Un ricordo di Ferdinando Tacconi

© Eredi Tacconi
Non amo fare apologie gratuite o retrologie scontate sui grandi autori. Soprattutto quando li conosco poco. Tacconi, che ci ha lasciato qualche giorno fa, era uno di quegli autori. Prima di scrivere qualche riga mi sono informato su cosa avesse fatto, per scoprire se avessi letto qualcosa di suo...ma a parte qualche episodio de "Gli Aristocratici", una serie creata con Alfredo Castelli, e un paio di albi Bonelli sbirciati qui e li, la mia ignoranza sulle sue opere era totale. Colpa di una adolescenza legata al fumetto commerciale come strumento di intrattenimento e basta. Solo in questi anni, infatti, mi sto avvicinando ad autori come Pratt, Crepax, Giardino o Micheluzzi, tanto per citare i primi che mi vengono in mente, apprezzandoli davvero per quello che meritano. Per fare un esempio, non potevo nascondere la mia sorpresa ed emozione dopo aver letto SIBERIA, di Attilio Micheluzzi, qualche anno fa. Ecco, di Tacconi purtroppo mi manca anche quell'emozione e quella sorpresa. Ecco perchè, tra tutte le cose che ha fatto, credo che cercherò i suoi due volumi per la collana "Un Uomo, Un'avventura", forse la più più importante operazione di sdoganamento del fumetto "popolare" che Bonelli abbia mai tentato, visto che affidò i disegni della serie a gente del calibro di Pratt, Manara, Crepax, e ovviamente Ferdinando Tacconi.
© Eredi Tacconi
Tra le tante sue opere che ho trovato in rete, per non mettere le solite vignette a caso che già ho visto corredare parecchi epitaffi su vari siti, ho scelto due illustrazioni di copertina realizzate a tempera. Una per un libro di Renzo Barbieri degli anni 70, e la seconda tratta da un volume della sua serie forse più nota, Gli Aristocratici, appunto. La potenza di queste illustrazioni mi ha veramente colpito. L'espressività dei personaggi è veramente incredibile, e dopo aver visto anche alcune tavole delle sue storie di guerra, quelle che prediligeva, mi sono reso conto di quanti autori italiani ci sono che meriterebbero di essere conosciuti al grande pubblico, prima che il loro lavoro e il loro ricordo venga facogitato dagli onnipresenti autori feticcio americani e giapponesi. Con tutto il rispetto, ovviamente, per entrambe queste scuole, visto che io leggo americani dai primissimi anni 80. E di autori americani feticcio anche io ne ho parecchi. Ma dopo aver letto, ad esempio, Max Friedman di Vittorio Giardino, oppure una qualunque Valentina di Crepax...mi rendo conto che la pigrizia intellettuale degli amanti del fumetto certe volte raggiunge picchi di cecità culturale pazzesca! Da oggi so che devo scoprire e conoscere meglio un altro autore italiano che merita di essere letto: Ferdinando Tacconi. E come sempre mi dolgo dannatamente di averlo capito troppo tardi!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Tacconi è stato fra i più grandi, lavorando sempre a livelli altissimi.
Sono sicuro che, recuperando alcune sue opere, non resterai affatto deluso.
r--

nerosubianco ha detto...

Io ne ero così malato che compravo soltanto i suoi Nick Raider e naturalmente tutte le sue storie da autore completo. Inoltre ricordo quel giorno alla stazione di Roma quando incontrammo quel tizio che doveva darmi delle tavole: erano 2 tavole di Tacconi.

Matta ha detto...

@>claudio. L'avevo capito, sai. Ho letto il tuo post su di lui e si capiva che l'avevi proprio studiato...un grande, eh si!

Anonimo ha detto...

Il matta e tutto preso dal suo pc, sono le 19,50 del 20/05/2006, e in mutande pietose ed ha dei riccioli stupendi, chatta con una speranzoso

Anonimo ha detto...

Donne fatevi sotto matta è libero...............