Robin Wood e Luigi Natoli sono due eleganti padroni della scrittura al servizio della narrazione popolare. Sceneggiatore di fumetti il primo, giornalista e scrittore il secondo. In comune non hanno quasi nulla, se non il fatto di essere, stati, nel caso di Natoli, tra i più prolifici autori del loro settore. Nel nostro percorso di cultura e avventura vogliamo parlare ancora una volta di Palermo, o meglio della Sicilia in genere, protagonista nella fiction. E l’occasione ce la fornisce proprio DAGO, forse il personaggio più conosciuto e amato di Robin Wood, pubblicato in Italia sin dai primi degli anni 80 e che rivaleggia solo con Tex o Dylan Dog per numero di storie presenti in edicola.
Dago è un personaggio di finzione che si muove in un ambiente storico, ovvero la prima metà del 1500: dall’Europa all’Oriente, dal Nuovo Mondo all’Africa, in una sarabanda continua di azione ed avventura storica, che si intreccia con personaggi realmente esistiti e fatti realmente accaduti. Dago è conosciuto come il rinnegato, il giannizzero nero. Una volta era un uomo chiamato Cesare Renzi, ma adesso, per i pochi amici e i molti nemici, è solo Dago. Nobile veneziano, poi schiavo, soldato, pirata, avventuriero, brigante, e persino conquistador. Nel suo eterno girovagare alla ricerca di una pace che non trova, più in fuga da se stesso che dagli uomini, Dago sbarca in Sicilia, più precisamente a Catania, dopo un’avventura nell’altra delle due Sicilie, Napoli, proprio nei numeri della serie DAGO RISTAMPA di quest’inverno (vedi sotto).
Un’occasione troppo interessante per non approfondire un’analisi non tanto del personaggio, quanto dei meccanismi del romanzo popolare che lega le opere narrative più famose dei due scrittori sopracitati: DAGO e i BEATI PAOLI. Si, perché il Giannizzero Nero in questa breve ma intensa avventura siciliana si allea proprio con i “Vinnicusi”, per l’occasione fatti agire da Robin Wood un paio di secoli prima e in una città diversa rispetto al romanzo omonimo. L’uomo che non ha padroni, Dago, si allea con la setta che difende il popolo dallo strapotere dei padroni, i Beati Paoli, per affrontare il male minore e mantenere lo status quo: fermare cioè un tentativo di assassinio di Carlo V, l’allora imperatore spagnolo, in visita a Catania proprio in quelle pagine. Wood si rivela meno magistrale e preciso di Evangelisti nella descrizione della città e della Sicilia in genere, bensì più retorico e suadente, anche perché lascia che siano le immagini del disegnatore Carlos Gomez a trasmettere l’atmosfera e i dettagli che lui omette nelle didascalie. Ma non per questo risulta meno efficace. Come nelle splendide pagine in cui Dago scala la vetta dell’Etna, per poi affermare che “così deve essere stato creato il mondo…”.
In Dago i tòpoi del grande romanzo popolare, come nei Beati Paoli, ci sono tutti. Mi piace quindi definire la serie di Dago come un “romanzo popolare a fumetti”, perché nasce con le stesse caratteristiche evidenziate da Eco nella brillante analisi sulla collocazione storica e narrativa de I Beati Paoli, nell’introduzione al romanzo edito da Flaccovio. Dago, esattamente come i Beati Paoli, nasce come narrazione seriale d’appendice. Le sue storie inedite, infatti, sono presentate in episodi settimanali di 12 tavole sulla rivista Lanciostory, così come Luigi Natoli pubblicava i Beati Paoli in appendice al Giornale di Sicilia nel 1909. Nelle pagine dei Beati Paoli, la narrazione fluisce lenta, ma continuamente alla ricerca di un colpo di scena che possa agganciare il lettore alla puntata successiva. Così gli episodi di Dago si muovono nella continua esasperazione della fluidità narrativa, alla ricerca di una “cliffhanger” efficace, sapendo bene che nei fumetti la domanda che si pone il lettore non è: “Riuscirà il nostro eroe a…?!”, bensì “Come riuscirà il nostro eroe a….?!”, perché, è risaputo, i personaggi dei fumetti, ma Dago davvero in particolare, appartengono a quella categoria narrativa del Superuomo, teorizzata abilmente da Umberto Eco, che si definisce, tra l’altro, appassionato lettore del personaggio. E i Superuomini qualche volta possono perdere, ma non possono essere sconfitti. Altrimenti finirebbe lo “stupor” del lettore, ed anche le sue avventure.
Per continuare il parallelo, i Beati Paoli sono un esempio tardivo di romanzo popolare della prima fase, quello romantico-eroico, con l’ambientazione storica imprescindibile per questo genere, perché figlio del più blasonato e riconosciuto nelle letterature, ma forse meno interessante, “romanzo storico”, che mette in scena la storia, ma senza pretese di moralizzazione, identificazione archetipica degli eroi e rappresentazioni manichee del bene e del male. Anche Dago si muove tra le pieghe della storia, ed è lui stesso un personaggio romantico-eroico che incarna in tutto e per tutto il Superuomo “alla Eco”, impersonato nei Beati Paoli non da Blasco D’Aragona, bensì da Coriolano della Floresta. Come ne I Tre Moschettieri il personaggio protagonista dell’azione è il noto D’Artagnan, ma il Superuomo, l’eroe carismatico del romanzo, è Athos. Dago quindi come Athos, o come Edmont Dantes, per rimanere in tema di paralleli con altri romanzi popolari: eroi problematici, spesso incapaci d’amare, mossi da ideali che non appartengono a nessuna classe sociale, ma solo a loro stessi, sulle cui spalle pesano il proprio passato e le responsabilità delle azioni del presente, proprie e spesso anche altrui. Personaggi alla ricerca di una “giustizia” quasi chirurgica, applicata cioè caso per caso, e non trasmessa alle classi con cui viene in contatto. Altrimenti questi personaggi diventerebbero dei rivoluzionari. Invece rimangono dei “vendicatori solitari”, anche se più propriamente sono detti “angeli viaggiatori”, tema sul quale torneremo in una delle prossime rubriche.
Dago come i Beati Paoli, dunque. Entrambi romanzi popolari. Entrambe figure dell’immaginario, consegnate alla coscienza collettiva della “grande avventura”, nella quale tutto diventa possibile: anche che un personaggio a fumetti del 2010 incontri nelle sue pagine i protagonisti di un romanzo scritto nel 1909. Perché i Superuomini dell’immaginario non muoiono mai. Neanche editorialmente. Poichè non appartengono alla storia…ma alle storie. E le storie, come sempre, parlano di noi.
Abbiamo parlato di:
Robin Wood e Carlos Gomez, “Ristampa DAGO”, nn. 102, 103, novembre-dicembre 2010, Editoriale Aurea. Dago creato da Robin Wood e Alberto Salinas.
Luigi Natoli, “I Beati Paoli” “, Flaccovio Editore, 2007.
Per approfondire il discorso sull’epica di DAGO consiglio due letture disponibili sul web:
- http://www.ubcfumetti.com/enciclopedia/?12218.
- http://guardareleggere.wordpress.com/2010/06/24/di-dago-e-dei-suoi-misteri/
NOTA dell'autore:
L'articolo è apparso originariamente sulla rivista on-line www.altanox.eu